Nella lettera inviata al neo ministro allo Sviluppo economico, l’associazione evidenzia l’urgenza di creare una rete unica “per abilitare nuovi servizi di comunicazione ed eliminare il divario digitale”. E sottolinea: “Rilanciare una politica industriale per le Tlc”
Una rete unica per rilanciare l’Italia digitale. Asati, l’associazione dei piccoli azionisti di Tim, scrive al neo ministro per lo Sviluppo economico, Stefano Patuanelli. “Una rete unica e neutrale – si legge nella lettera – attraverso la convergenza della rete di Telecom Italia con quella di Open Fiber, garantirebbe una piena parità di accesso a tutti gli operatori, eviterebbe diseconomie, abiliterebbe i nuovi servizi della comunicazione globale, consentendo al nostro Paese di eliminare il divario digitale ultrabroadband con altri partners europei che stanno avanzando in maniera più decisa nella prospettiva dell’Agenda Digitale e della Gigabit Society”.
Secondo Asati, per raggiungere questi obiettivi ambiziosi, l’Italia deve rielaborare la sua politica industriale di settore accelerando gli investimenti infrastrutturali secondo due principali direttive: “Garantire una copertura universale con velocità di connessione crescenti superiori a 30 Mbps e, nel contempo, favorire la diffusione su una vasta porzione del territorio di reti di accesso di nuova generazione che consentano connessioni superveloci superiori a 100 Mbps”.
“Solo con una forte consapevolezza sulla rilevanza degli investimenti nelle reti di nuova generazione per una crescita di un’economia moderna e innovativa e per la coesione sociale e territoriale – spiega l’associazione – L’Italia potrà realisticamente raggiungere gli obiettivi dell’Agenda Digitale, ma anche quelli ulteriori posti dalla Commissione europea nell’ambito della Gigabit Society: entro il 2025 assicurare connessioni simmetriche di 1 Gbps in tutte le strutture pubbliche e di almeno 100 Mbps per tutte le famiglie”.
In questo contesto la realizzazione di una rete unica e neutrale garantirebbe una maggiore crescita, competitività e produttività del sistema Paese. “Il passaggio dal rame (secondo Asati ancora utile e indispensabile per i prossimi 10 anni anche per realizzare le sinergie sulla rete ndr) alla fibra – concludono i piccolo azionisti – richiede ingenti investimenti con un ritorno di lungo periodo, non sostenibili economicamente qualora duplicati e realizzati da più operatori, soprattutto nelle principali aree metropolitane, in un contesto di mercato caratterizzato da una rapida evoluzione tecnologica, da una crescita esponenziale del traffico a banda ultralarga e da una domanda crescente di servizi di comunicazione elettronica”. |